stamina

« all'indice del glossario

definizione

Il termine viene considerato un anglismo ed è poco usato nella lingua italiana, anche se, in realtà, la parola “stamina” o “stamigna”, nella forma più arcaica, deriva dal latino stāmĕn (→ stame), cioè filamento dell’ordito o della trama, oppure, come sineddoche, potendo acquisire anche il significato di tessuto: l’ordito rappresenta la premessa, il filato base per la realizzazione di un arazzo, il supporto che sottostà al tessuto e lo sostiene, definendo la linea essenziale di svolgimento dell’immagine; grazie alla sua azione fondamentale permette, alla trama, di costituire l’architettura e la narrazione rappresentata dal tessuto stesso.

il filo della vita

Per i latini, lo stame era il filo della vita, che decretava la sorte di ogni uomo, le sue fortune o le sue disgrazie: tenuto nelle mani delle Parcæ, divinità che stabilivano il destino degli uomini, veniva imposto, in una certa quantità, al momento della nascita e svolto fino al suo esaurimento, pur potendo, in ogni istante essere reciso per volere del Fato ed è per questo che il termine «stamina» è utilizzato come analogo di «trama del destino»; d’altro canto, avvalendoci di questo lemma descriviamo anche la struttura costituente dell’individuo, la sua essenza, ed in questo senso, spesso viene utilizzato per indicare la resistenza dell’organismo, la sua fibra costitutiva, l’energia vitale posseduta, anche se, in realtà, il suo uso deve essere visto in un’ottica più ampia.

Dobbiamo immaginare e definire la stamina come la costituzione dell’essere vivente, l’insieme delle sue qualità fisiche e morali, il complesso delle caratteristiche morfologiche, funzionali e psichiche, tra loro correlate, che caratterizzano specificamente ogni individuo: la struttura essenziale che predispone le basi affinché la forza vitale possa confrontarsi con la sorte; è una caratteristica specifica e singolare che comporta una “pre-disposizione”, un filo di Arianna (altro significato di stame), in grado di definire la vitalità individuale e la resistenza psico-fisica.

L’effetto che gli stressor possono avere sul nostro organismo dipende dalla nostra stamina: Thomas Carlyle, filosofo scozzese, era uso affermare che

«la pietra d’ingombro sulla strada del debole è la pietra miliare, il punto di partenza nel cammino del forte»

sottolineando come la nostra costituzione energetica, la nostra vitalità sia essa stessa un elemento da non sottovalutare nella genesi del nostro destino.

la «trama del destino»

Può una qualunque disciplina, convenzionale o alternativa, specialistica od olistica, modificare la stamina individuale? L’ovvia risposta è “probabilmente” no, se per stamina si intende lo “stroma” ereditario, frutto dell’interazione fra la quantità dell’energia prenatale, messa a nostra disposizione dal patrimonio genetico ancestrale, e quella derivante dell’humus intrauterino: se invece parliamo della resistenza e del vigore di un organismo, della sua resilienza, allora è possibile aiutare l’organismo a mantenere ed incrementare l’energia disponibile, per prevenire il depauperamento e l’esaurimento di quanto ci è stato concesso ed abbiamo ottenuto in dono, di ciò che determina la nostra personalissima «trama del destino».

Nelle culture occidentali la peculiare visione antropomorfa che ci caratterizza, porta a personificare, attraverso la creazione di una o più divinità dedicate, l’idea che ognuno di noi nasca con un “quid” di energia vitale che condizionerà il nostro sviluppo, la nostra crescita, il nostro successo e che proprio da queste divinità dipenderà lo svolgersi della nostra vita; l’immagine delle Parcæ che determinano lo scorrere incessante del nostro tempo, decidendo il nostro futuro ed il momento del passaggio nell’Ade, è molto eloquente, in tal senso. La giovane «Clotho la Filatrice», che al momento della nostra nascita, fila lo stame, decidendo se porre sulla conocchia un pennecchio di lana, di lino o di canapa, e quanto metterne, determinando così le caratteristiche dello stroma che dovrà sostenerci e supportarci nella nostra esistenza; «Lachesis la Sorte» che filando, giorno e notte, scandisce il tempo concessoci ed tratteggia un disegno creato per noi, nell’attesa che «Athropos l’Inesorabile», tagliando il «filo della vita» che ci è stato donato, metta fine alla recita a cui siamo stati invitati a partecipare, concludendo la rappresentazione che abbiamo messo in scena.

Pur con le dovute differenze, il concetto non è difforme da quello espresso nella visione tradizionale cinese dove ogni individuo possiede alla nascita una quantità di “energia ancestrale” ben determinata: un pacchetto di informazioni che il nostro corpo ha ricevuto dagli antenati e dai genitori, che deriva dall’unione dei gameti paterni e materni. Secondo questa visione, l’energia nutritiva e l’energia del respiro non solo ci permettono di avere a disposizione ciò che ci serve per affrontare la quotidianità, ma hanno la funzione essenziale di prevenire il “consumo” e di risparmiare l’energia ancestrale: l’uomo dovrebbe fare di tutto per cercare di mantenere l’energia innata, proteggendola grazie all’adozione di corrette abitudini di vita e ad una vita sessuale regolare e armonica.

L’idea comune a queste concezioni è che esista un «destino» predeterminato per ognuno di noi: non il «fato», termine che originalmente designava «la parola della divinità», immutabile ed irrevocabile, ma una sorte che comunque contiene la possibilità di essere modificata attraverso la volontà. L’etimologia della parola destino si ricollega alla radice indoeuropea sta-, da cui il greco ἵστημι (istemi → io sto) ed infine il latino de- (prefisso che indica allontanamento) e stanō derivato da stinare (forma allungata di stare): l’esito finale, futuro, di un avvenimento prestabilito e prefissato sin da ora, determinato secondo una successione temporale di eventi intermedi, determinati, a loro volta dalla concatenazione di “circostanze”; nonostante la predestinazione e la presenza di forze naturali o soprannaturali che sfuggono al pieno controllo umano, questi tuttavia lascia un margine di modificabilità.

Le discipline olistiche posseggono gli strumenti necessari per aiutare ognuno a custodire questa eredità innata, per preservare il «filo della vita» dal logoramento;

«La vita è appesa a un filo (stame), ma la vitalità individuale determina la forza morale e l’energia fisica che genera la nostra capacità di resistenza: ogni volta che il fato ci pone davanti ostacoli e difficoltà, facendoci entrare in un labirinto esistenziale, è la nostra stamina che ci renderà il cammino più facile o più difficoltoso, permettendoci di attraversare i momenti bui, come se fosse un filo di Arianna in grado di portarci verso l’uscita.»

(Francesco Gandolfi)

« all'indice del glossario