definizione e significato
L’immagine di un aculeo conficcato che tormenta, può essere considerata sufficientemente eloquente per autodefinirsi, ma vale la pena approfondire il concetto ad essa collegata: una spina irritativa altro non è che una qualunque noxa o un qualsiasi cofattore eziologico che, con continuità, induce una stimolazione subliminale in grado di irritare, provocare o stimolare uno stato di sensibilizzazione; l’effetto che ne scaturisce è una condizione di iperestesia, cioè una predisposizione all’iperreattività o all’ipertono.
La propensione dei sistemi corporei a reagire in modo eccessivo, rispetto agli stimoli a cui è sottoposto, rende possibile un coinvolgimento di altre strutture, anche se non direttamente irritate: da un punto di vista neurologico, si osserva l’insorgenza di facilitazione segmentale, cioè il coinvolgimento di distretti viscerali, aree dermo-cutanee o muscoli che hanno un’innervazione comune con le zone su cui agiscono gli stressor .
spina irritativa – agente causale
A differenza di un fattore scatenante, che deve essere considerato il trigger che innesca la reazione del corpo, qualsiasi elemento che agisca sotto traccia, un qualunque stressor che, più o meno costantemente, favorisce il perdurare di uno stato di mal-essere, è la spina irritativa: talvolta è in grado di contribuire ad esacerbare periodicamente condizioni patologiche pregresse, talaltra diviene un coattore, in grado di impoverire la forza vitale dell’organismo, in altre occasioni, invece, si comporta come l’elemento causale di una dis-funzione che, se non corretta, può portare al dis-ease ed allo sviluppo della malattia (morbo).
Come conseguenza della loro azione, le spine irritative (spesso, ci sono più “comparse” che agiscono all’unisono) hanno la possibilità di logorare la stamina e la capienza corporea; tutto ciò, diminuendo l’energia a disposizione, riduce la capacità allostatica e l’abilità omeostatica, mantenendoci in uno stato di stress cronico. Questi “figuranti“, continuando a distrarre l’energia somatica, ci rendono proni all’influenza di agenti in grado di scatenare disfunzioni che, portando dal dis-stress al dis-ease, possono aprire la porta alla patogenesi, secondo una progressività morbosa, cioè allo sviluppo della malattia (morbo). La spina irritativa è il convitato di pietra, che, silente, condiziona lo svolgersi degli eventi; se pensiamo a tutte quelle situazioni di ansia o di disagio somato-emozionale capaci di esacerbare il “male di vivere ogni giorno“, possiamo capire come non ci si debba limitare a considerarla esclusivamente come un “pungolo” fisico.
Così l’aerogastria o l’angoscia possono divenire assilli che sostengono la presenza di extrasistoli a livello cardiaco o addirittura l’insorgenza di fibrillazioni, come conseguenza di una vicinanza irritante o di uno stimolo che, attraverso le vie nervose, disturba il funzionamento; allo stesso modo una cervicalgia o una sofferenza cervico-scapolare recidivante che nasce dal tormento di un problema della bocca o dei denti, che si rende evidente con poussée, ma che normalmente si mantiene sotto traccia; come un’infezione uro-genitale cronica o un quadro di irritazione della valvola ileo-cecale o della valvola di Huston, che si rivelano essere i comprimari che mantengono lo squilibrio della cintura pelvica, scatenando lombo-sciatalgie o disturbi nella deambulazione; un calcolo alla colecisti che, irritando le vie nervose, si frammischia ad un’algia scapolo-omerale causata, apparentemente, solo da uno sforzo fisico, ma che tende a ripresentarsi con fastidiosa frequenza.
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