definizione
Capacità di una sostanza di deviare la luce: la misura quantitativa dell’attività ottica di una sostanza rappresenta la proprietà di ruotare il piano di vibrazione della luce polarizzata posseduta dai composti otticamente attivi; dal punto di vista ottico rappresenta un caso particolare di birifrangenza dovuta al diverso indice di rifrazione delle componenti destrogira e levogira della luce linearmente polarizzata.
potere rotatorio delle molecole
La condizione necessaria affinché vi sia attività ottica è che la molecola sia chirale, cioè essa non deve essere sovrapponibile alla sua immagine speculare. (in realtà la chiralità non è condizione sufficiente per l’attività ottica perché ci sono molecole che pur essendo chirali non sono otticamente attive o, quantomeno, non presentano attività ottica misurabile con gli strumenti oggi a nostra disposizione)
Una sostanza capace di ruotare il piano di vibrazione della luce polarizzata in senso orario (da sinistra a destra) è detta destrogira (D o destrorotatoria) e l’angolo di rotazione è positivo, mentre una sostanza in grado di ruotare tale piano in senso antiorario (da destra a sinistra) è detta levogira (L o levorotatoria) e l’angolo di rotazione è negativo: un composto destrogiro viene evidenziato anteponendo alla sua denominazione comune o ufficiale il segno + (o la lettera minuscola d), mentre un composto levogiro verrà preceduto dal segno – (o la lettera minuscola).
Una coppia di enantiomeri possiede medesimo valore di potere rotatorio, in valore assoluto, ma differente verso di rotazione che si traduce in una differenza di segni: un racemo, cioè una miscela 1:1 di una coppia di enantiomeri, non possiede alcun potere rotatorio, come effetto della “compensazione esterna”.
Esistono una enormità di composti otticamente attivi, come i carboidrati, gli amminoacidi ed i loro derivati o i complessi in ambito chimico-inorganico.
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