definizione
Pianta arbustiva della famiglia delle Piperacee originaria del Pacifico occidentale: è un arbusto dioico sterile(fiori maschili e femminili su piante separate, che si riproduce solo per via vegetativa, con un rizoma è molto sviluppato e ramificato; i fiori sono riuniti in piccole infiorescenze a forma di spiga e le foglie sono larghe e cordiformi.
L’epiteto specifico deriva dalla latinizzazione di πιπέρι (pipéri → pepe, peperoncino), e di μέθυστος (methustos → ubriaco, intossicato): comunemente è conosciuto col nome indigeno kava (→ radice amara, aspra o acre), utilizzato nella lingua (Tongan e Marquesan) dell’area di origine della pianta; nel mondo, il termine kava è utilizzato per riferirsi, sia alla pianta, sia alle radici ed ai rizomi essiccati messi in commercio come integratori, sia alla bevanda, il cui consumo è diffuso tra le popolazioni della Polinesia (comprese le isole Hawaii), della Melanesia, della Micronesia, oltre che in Australia.
La radice della pianta viene utilizzata per produrre una bevanda con proprietà sedative, anestetiche ed euforizzanti, da cui l’epiteto «ubriacante, intossicate», in quanto l’uso eccessivo provoca sintomi che ricordano l’intossicazione da vino: solitamente è consumato per i suoi effetti sedativi in tutte le culture dell’Oceano Pacifico della Polinesia, comprese le Hawaii, Vanuatu, Melanesia e alcune parti della Micronesia, come Palau. Kava è usato per scopi medicinali, religiosi, politici, culturali e sociali in tutto il Pacifico: queste culture hanno un grande rispetto per la pianta e la attribuiscono grande importanza; l’uso del kava accompagna spesso importanti funzioni sociali, politiche o religiose, che di solito comportano una presentazione rituale delle radici raggruppate come sevusevu (dono).
funzioni biologiche
II suoi principi attivi sono chiamati kavalattoni a cui sono riconosciuti effetti ansiolitici: ad oggi sono stati identificati 18 diversi kavalattoni (o kavapironi), di cui almeno 15 attivi, anche se kavaina, diidrokavaina, metisticina, diidrometisticina, yangonina e desmetossiyangonina, determinano circa il 96% dell’attività farmacologica della pianta; gli alcaloidi sono presenti nelle radici e nelle foglie, anche se le radici coronali delle piante di almeno quattro anni di età sono quelle a più alta concentrazione.
Kavaina, diidrokavaina, metisticina, diidrometisticina, yangonina posseggono un’azione simile alle benzodiazepine, potenziando l’attività del recettore GABA ed agendo come ansiolitici e sedativi; kavaina, metisticina e desmetossiyangonina hanno un’azione inibente sul reuptake della norepinefrina e della dopamina, esercitando un’effetto antidepressivo, potenziato dall’azione dei principali kavalattoni delle MAO. La yangonina è in grado di legarsi al recettore cannabinoide CB1, mentre kavaina e metisticina inibiscono i canali del sodio voltaggio dipendenti ed i canali del potassio voltaggio dipendenti, azione che è alla base dell’effetto ansiolitico e stabilizzante dell’umore di alcuni farmaci; il kava è dotato di effetti sul sistema della serotonina che possono essere considerati i responsabili del miglioramento della qualità del sonno.
L’insieme bilanciato di queste azioni genera complessivamente un’azione ansiolitica e leggermente sedativa, senza però generare effetti marcati sulle capacità cognitive e stordimento tipico invece dei sedativi benzodiazepinici (come diazepam e alprazolam): le radici della pianta sono le parti utilizzate per produrre degli estratti dagli effetti ansiolitici, distensivi e anti-dolorifici che hanno consacrato il kava ad essere usato come fitoterapico per gli stati ansiosi e l’insonnia.
Particolare attenzione è stata rivolta alla sua possibile epatotossicità: il consumo moderato di fitoestratti delle radici di Piper Methysticum, non presenta particolari rischi per la salute.
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