pavor nocturnus

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definizione

Locuzione latina, corrispondente all’italiano “terrore notturno” o “terrore nel sonno” che mira a descrivere ad un parziale risveglio dal sonno profondo, associato ad uno stato di intensa agitazione: è una forma di parasonnia, non connessa a traumi o problemi emotivi o relazionali evidenti; essendo una perturbazione non patologica del sonno, come il sonnambulismo e le allucinazioni ipnagogiche, è un disturbo che si verifica durante il sonno profondo non-REM, durante il quale manca la consapevolezza, a differenza degli incubi che si manifestano, invece, nella fase REM.

Il pavor nocturnus appartiene al gruppo delle parasonnie che sono perturbazioni non patologiche del sonno di cui fanno parte anche il sonnambulismo, il bruxismo (digrignare i denti durante il sonno) ed alcune forme di enuresi (bagnare il letto durante la notte); può essere definito come un microrisveglio caratterizzato da uno stato di agitazione intensa durante il sonno profondo.

descrizione

Durante un episodio di pavor nocturnus, il bambino (o l’adulto) si può sollevare dal letto, piangendo e urlando in maniera eccessiva: non di rado lo sguardo è fisso, con gli occhi sbarrati, ma in realtà sembra non vedere ed in genere non risponde né al richiamo, né alla voce dei genitori, con manifestazioni di spavento a prima vista inconsolabili; all’apparenza, il pavor nocturnus è un evento impressionante in quanto il bambino non è contattabile perchè non è consapevole di quanto sta accadendo. Nonostante il soggetto sembri in preda al terrore e possa presentare sintomi quali sudorazione eccessiva, rigidità muscolare, tachicardia e tachipnea, in realtà sta dormendo nel sonno profondo non-REM; le manifestazioni di accompagnamento ricordano, in tutto e per tutto, un attacco di panica o le manifestazioni di angoscia di una crisi d’ansia e sono dovute ad un’attivazione dell’area limbica del sistema nervoso centrale: non hanno nessuna relazione con esperienze vissute consapevolmente.

Non è un incubo ed è molto diverso dal sonnambulismo: è una vera e propria crisi di terrore: il bambino, anche se sembra sveglio, in realtà non lo è e per questo non reagisce agli stimoli ambientali: può essere anche la conseguenza diretta di un incubo particolarmente spaventoso, ma nella maggior parte dei casi, il bambino ricorda (quando lo ricorda) solo il terrore paralizzante anche se, spesso, la mattina dopo non c’è più memoria dell’accaduto; può succedere che l’episodio venga richiamato alla memoria, ma il soggetto, pur dovendo cosciente dell’episodio, non ha consapevolezza di sé e del luogo in cui si trovava al momento dell’attacco, con la sensazione di aver vissuto un’esperienza a metà tra un sogno e lo stato di veglia.

In genere l’episodio dura da pochi minuti a mezz’ora ed una volta conclusosi, il bambino (o l’adulto) torna a dormire, come se non fosse successo nulla: il pavor nocturnus non presenta alcuna causa patologica neurologica, psicologica, affettiva o relazionale sottostante; è una manifestazione piuttosto comune nei bambini in età prescolare, che può verificarsi con frequenza variabile, irregolare e non prevedibile e spesso svanisce con la crescita. In genere circa il 3% dei bambini prepuberi, cioè fra i 2/3 anni (anche se può manifestarsi anche prima) ed i 12 anni, manifesta il pavor nocturnus, con una maggior incidenza nel sesso maschile ed una evidente familiarità; gli episodi, si verificano di solito nel primo terzo della notte.

Anche se il verificarsi del pavor nocturnus può essere piuttosto spaventante, soprattutto al primo episodio, e solitamente genera nei genitori un atteggiamento ansioso, la cosa migliore è non fare nulla, se non evitare (come si farebbe del resto in caso di sonnambulismo) che il bambino (o l’adulto) non si faccia male urtando oggetti durante i movimenti veloci e inconsapevoli che caratterizzano la crisi; può essere una buona idea adottare misure di sicurezza a scopo preventivo come chiudere le porte, bloccare gli accessi alle scale e rimuovere oggetti intorno al letto che possono provocare traumi o costituire un inciampo se il soggetto si alza durante la crisi.

Sarebbe opportuno non chiamare chiamare o toccare chi è in preda ad una crisi, evitando di cercare di svegliarlo in quanto il risveglio, avvenendo in un verosimile contesto di ansia e preoccupazione, potrebbe rappresentare il vero trauma; viceversa è consigliabile parlare al soggetto a voce bassa, con tranquillità, favorire il ritorno a letto se si è alzato, aspettare che si riaddormenti.

identificazione del pavor nocturnus

Talvolta potrebbe essere necessaria, anche se la descrizione dell’episodio non genere non lascia dubbi,  una diagnosi differenziale rispetto a episodi di natura epilettica durante il sonno, oppure se viene sospettata la contemporanea presenza di patologie respiratorie con apnee.

prevenzione del pavor nocturnus e trattamento

Pur non esistendo vere e proprie misure preventive e non essendovi un rapporto diretto, si può osservare una certa relazione fra la frequenza delle crisi di pavor nocturnus e le situazioni di dis-confort, di dis-stress o in caso di tensione emotiva; il dato non deve sorprendere vista la connessione esistente fra altre forme di parasonnia ed il disagio somato-emozionale: a volte è possibile agire sui fattori che pare possano facilitare la comparsa del pavor nocturnus, in particolare lo stress causato da un eccessivo numero di impegni quotidiani e alcune situazioni in grado di disturbare la qualità del sonno.

Negli adulti, il pavor nocturnus mostra una significativa correlazione con problematiche psicopatologiche quali il disturbo post-traumatico da stress (P.T.S.D.) e, soprattutto, i disturbi d’ansia.

La distensione vescicale (ovvero vescica eccessivamente piena di pipì), l’ipertrofia delle adenoidi con apnee notturne, le otiti medie effusive, l’asma, la presenza di reflusso gastro-esofageo, alterazioni dell’equilibrio idro-salino, le stimolazioni sonore o luminose durante il sonno, la deprivazione del sonno, sono tutti possibili fattori predisponenti: ovviamente lo stress rimane il principale fattore predisponente in un disturbo contraddistinto, verosimilmente, da una poliedricità causale.

Indipendentemente dalle concause, qualunque tecnica o intervento mirato a ridurre lo stato di tensione somato-emozionale è sicuramente un mezzo di grande aiuto nel prevenire qualunque forma di parasonnia: le tecniche di reset della Kinesiologia Transazionale® o del Cranio-Sacral Repatterning® oltre ad essere non invasive ed estremamente delicate e perciò apprezzate sia dai bambini che dagli adulti, in genere sortiscono effetti significativi nel breve periodo.

Farmacologicamente, qualora si verifichino episodi frequenti o rischiosi per l’incolumità del bambino, in ambito medico vengono utilizzati benzodiazepine o antidepressivi: considerando la portata degli effetti collaterali, che includono alterazioni comportamentali, disturbi dell’attenzione e della memoria, astenia e stadi allucinatori, sarebbe opportuno evitare di ricorrere a tale prodotti farmacologici; una valida alternativa, in considerazione del fatto che, virtualmente, non hanno effetti secondari e non danno assuefazione, può essere l’uso di miscele sinergiche che contengano il 5-idrossitriptofano (5-HTP), che determina una stabilizzazione del sonno riducendo i fenomeni di terrori notturni, oppure la melatonina, un cronobiotico che agisce come un neuro-ormone nella regolazione del ritmo sonno-veglia.

Sia il 5-idrossitriptofano (5-HTP), sia la melatonina sembrano essere sicuri nei bambini anche dopo somministrazioni prolungate; non hanno effetti negativi in caso di epilessia, non sembrano causare variazioni dello sviluppo puberale, né interferiscono con la produzione della melatonina endogena: talvolta possono indurre la presenza di sogni più vividi, altre volte la presenza di sonnolenza mattutina. Anche sostanze ad azione GABAergica o lo stesso acido γ-amminobutirrico possono essere utilizzate in caso di parasonnia o alterazioni della qualità del sonno, svolgendo un’azione normalizzante, senza effetti collaterali significativi, anche nel bambino: evidentemente il problema dell’assunzione di compresse può essere più legato al deglutire i prodotti che all’azione farmacologica dei principi attivi anche se, pur non rilevandosi effetti collaterali, nei bambini molto piccoli sarebbe sempre opportuno limitarsi nell’uso.

Un integratore che contiene sia il 5-idrossitriptofano (5-HTP), sia la melatonina è il TOTAL 5 HTP: la sinergia ottenuta è potenziata dagli altri componenti nel prodotto; ugualmente può rivelarsi utile la combinazione di GABA e melatonina contenuti nel SLP RENEW LOZENGE, facilmente assimilabile vista la formulazione che permette al prodotto di dissolversi in bocca. Per quanto non possa essere considerato un ipnoinducente, anche il BRAIN PLUS spesso è in grado di apportare un maggior senso di serenità e favorire la riduzione dello stress, migliorando la qualità del sonno: essendo in soluzione idroalcolica è facilmente utilizzabile e dosabile anche nei bambini piccoli; ovviamente il prodotto dovrà essere miscelato con un po’ di acqua e sarà necessario attendere l’evaporazione della componente alcolica.

Alcune ricerche hanno mostrato che il sonno interrotto associato a movimenti periodici delle gambe (restlessness leg syndrome) spesso risponde positivamente in seguito alla supplementazione con integratori a base di ferro anche in assenza di anemia: in questo caso l’utilizzo di HEMO-LYPH può rivelarsi d’aiuto sia per l’elevata biodisponibilità di peptonati di ferro, sia per la contestuale presenza di fattori sinergici che ne incrementano l’assorbimento e l’utilizzo, permettendo una corretta integrazione alimentare, utile per garantire un adeguato apporto di questo nutriente.

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