ipriflavone

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definizione

Isoflavone derivato dalla daidzeina, fitoestrogeno contenuto nella soia, è un flavonoide in grado di inibire il riassorbimento osseo, di limitare la perdita di massa ossea (osteolisi) e di favorire sia la differenziazione sia la stimolazione degli osteoblasti con conseguente deposizione di nuovo tessuto osseo (osteogenesi) attraverso meccanismi d’azione diretti, mantenendo la densità ossea: viene utilizzato come agente preventivo o di supporto in caso di osteoporosi e demineralizzazione ossea, in particolare nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi post-menopausale e senile.

Il nome è 7-isopropossi-isoflavone; la formula di struttura è C18H16O3.

La sua azione si esplica rallentando l’azione degli osteoclasti, consentendo agli osteoblasti di rigenerare l’osso, essendo in grado di interagire con alcuni recettori degli estrogeni coinvolti nel metabolismo osseo, potenziando l’effetto degli estrogeni endogeni: è in grado di proteggere le donne osteopeniche dalla perdita ossea che accompagna naturalmente la menopausa, con conseguente riduzione degli effetti collaterali della menopausa e diminuzione dei livelli del colesterolo; nonostante agisca sui recettori estrogenici, non possiede azione estrogenica diretta, non modificando i livelli serici di LH, FSH, prolattina ed estradiolo, né cambiamenti nella citologia vaginale.

L’assunzione dell’ipriflavone, in associazione con opportuni trattamenti di riequilibrazione posturale ed esercizi finalizzati al recupero dell’attività fisica, favoriscono la regressione dei sintomi caratteristici dell’osteoporosi post-menopausale o dell’osteoporosi senile, quali il dolore a riposo, durante la marcia, ai movimenti di rotazione e di flessione); i parametri indicativi della situazione della massa ossea migliorano e si stabilizzano dopo i primi mesi di assunzione con aumento della densità ossea o arresto della sua riduzione, diminuzione del numero di collassi e di fratture vertebrali da compressione e delle fratture spontanee o traumatiche delle ossa lunghe. L’attività anti osteoporotica e la tollerabilità di ipriflavone rimangono costanti nel trattamento a lungo termine.

La sua azione protettrice di inibizione al riassorbimento osseo si esplica anche nei soggetti che hanno subito una paralisi (come nelle emiplegie da ictus), nella prevenzione dell’osteoporosi causata da farmaci (glucocorticoidi) e per alleviare il dolore associato a questa patologia, nella osteodistrofia renale (particolare tipo di malattia renale cronica che comporta difetti di formazione del tessuto osseo) e nei soggetti affetti dal morbo di Paget. Uno studio rivela che l’ipriflavone potrebbe essere efficace per ridurre l’acufene (tinnitus) nei malati otosclerosi.

interazione con farmaci e precauzioni

L’ipriflavone determina un aumento della attività degli anticoagulanti cumarinici, pertanto è consigliabile informare il medico curante e monitorare i parametri della coagulazione, per adeguare eventualmente il dosaggio del farmaco anticoagulante. Non sono state osservate interazioni con ipoglicemizzanti orali (sulfaniluree) nei soggetti diabetici.

L’ipriflavone è in grado di oltrepassare la barriera placentare: se ne sconsiglia la somministrazione in caso di gravidanza accertata o presunta; essendo in grado di passare nel latte materno se ne sconsiglia l’assunzione nell’allattamento.

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