definizione
Termine che unisce le due parole inglesi «inflammation» (infiammazione) e «aging» (invecchiamento), che descrive la connessione esistente tra i processi che portano all’invecchiamento e l’infiammazione cronica a bassa intensità: attualmente, si utilizza “inflamm-aging” (o “inflammaging”, termine ideato dal Prof. Claudio Franceschi, nel 2000), per evidenziare il ruolo l’infiammazione cronica subclinica dell’organismo («chronic low-grade inflammation») assume nei processi senescenziali, sottolineando come la presenza di fattori (esogeni ed endogeni) ad azione pro-infiammatoria contribuiscano a creare una serie di modificazioni che accelerano i fenomeni dell’invecchiamento, che a loro volta alimentano l’inflamm-aging, generando un circolo vizioso: la glicazione e le glicotossine, lo stress cronico ed il danno ossidativo da radicali liberi debbono essere annoverati fra i principali agenti causali o fattori predisponenti.
cronicizzazione del processo infiammatorio
L’infiammazione acuta rappresenta un meccanismo difensivo che l’organismo mette in atto per contrastare situazioni di pericolo, per lo più provocate da agenti causali o fattori scatenanti quali alterazioni metaboliche o disfunzioni, patogeni esterni o eventi traumatici: per definizione il processo flogistico è transitorio e, una volta risolta la causa, l’infiammazione non dovrebbe lasciare esiti o conseguenze nell’organismo; qualora, però, lo stato infiammatorio persista e divenga cronico, le conseguenze a carico dei tessuti possono divenire rilevanti. Talvolta lo stato infiammatorio, anche se cronico, continua a manifestare i sintomi classici che lo caratterizzano, cioè rubor (rossore) calor (calore), dolor (dolore) tumor (gonfiore) e functio lesa (alterazione funzionale), tutti in vario grado: in alcuni casi i sintomi sono evidenti e massicci, coinvolgendo distretti anche distanti dalla zona del processo flogistico, altre volte le manifestazioni possono essere subcliniche.
L’inflammaging sembra essere un deterioramento progressivo della risposta fisiologica che il corpo mette in atto quando deve eliminare i suoi stessi “rifiuti cellulari”: quando una cellula è stressata, danneggiata o muore, le molecole normalmente presenti negli organelli citoplasmatici all’interno della cellula vengono liberate, attivando una reazione difensiva; è un meccanismo fisiologico che si attiva per proteggere i tessuti dai rifiuti auto-prodotti. Con il passare degli anni, per l’azione sinergica di stress cronico, danni ossidativi ed endo- o esotossicità, diventa patologico e si trasforma in uno stato infiammatorio cronico e persistente, divenendo un fattore di rischio significativo per la salute: l’inflamm-aging.
Il sistema immunitario declina man mano che l’invecchiamento persiste: questo fenomeno influisce drasticamente sul sistema immunitario adattativo di un individuo; con l’età, il numero di linfociti prodotti diminuisce e la composizione e la qualità del pool di linfociti maturi cambia, mentre l’efficacia del sistema immunitario adattivo diminuisce ed i meccanismi immunitari innati diventano più attivi: questo comporta un aumento del numero di cellule natural killer ed una maggiore produzione di citochine pro-infiammatorie. L’attivazione cronica del sistema immunitario innato si traduce in uno sviluppo di infiammazione cronica di basso grado creando l’inflamm-aging, un processo flogistico di basso grado, cronicizzato, controllato e asintomatico che si verifica in assenza di infezione ed è principalmente guidata da segnali endogeni.
Le molecole chiave associate all’invecchiamento infiammatorio sono elevate citochine pro-infiammatorie, in particolare IL-6, TNFα e proteina C-reattiva (CRP): questo stato infiammato cronico ha un effetto dannoso sulla salute e contribuisce all’invecchiamento biologico e allo sviluppo di patologie legate all’età su base infiammatoria come Alzheimer, l’aterosclerosi e le patologie cardio-vascolari, il diabete di tipo II o il cancro.
« all'indice del glossario