definizione
Gruppo di soggetti che, nel corso di un esperimento, vengono mantenuti nelle stesse condizioni di quelli in esame, ma non subiscono il trattamento che è oggetto della sperimentazione, cioè che non viene esposto alla variabile indipendente della ricerca; il comportamento dei soggetti in questa condizione viene usato come termine di riferimento per valutare gli effetti dei trattamenti sperimentali. L’uso del gruppo di controllo assicura che i dati derivanti dal gruppo sperimentale siano effettivamente dovuti alla variabile che si sta testando e non a influenze esterne sconosciute.
un po’ di storia
Il principio fu proposto da Carl von Liebermeister nel 1876: per calcolare con maggior approssimazione il valore della probabilità di un esperimento occorrono i risultati del gruppo sottoposto a trattamento e di un gruppo di controllo; il metodo, che ha particolare significato nella valutazione dell’efficacia di un medicamento, si è imposto in seguito alle ricerche compiute da Warren E. Dixon, nel 1929. Lo studioso aveva somministrato caffeina in soluzione acquosa a diversi soggetti, riscontrando un sensibile aumento del rendimento muscolare: somministrando acqua semplice addizionata con una sostanza amara, ottenne gli stessi risultati concluse quindi che «tutti gli esperimenti biologici devono essere fatti con gruppo testimone» o, appunto, un gruppo di controllo.
Al fine di eliminare suggestioni psicologiche, al gruppo di controllo, vengono somministrate sostanze innocue, nella stessa forma delle sostanze in esame, dette placebo; è opportuno prendere misure affinché non sia possibile individuare chi appartiene al gruppo sperimentale e chi a quello di controllo: questa sperimentazione è detta in doppio cieco. I risultati ottenuti con questi metodi sono poi interpretati con determinati metodi statistici di decisione: il test di Student, il test del x2, l’analisi della varianza, il test di Fisher.
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