definizione
Dal greco γλυκύς (glykýs → dolce), νέος (néos → nuovo) e -γενής (genḗs → nato da) e con il significato attivo «che genera» dal tema γεν– (→ generare), detta anche neoglucogenesi, è un processo metabolico mediante il quale, in caso di necessità dovuta ad una carenza di glucosio nel flusso ematico (ipoglicemia), a situazioni di stress o ad un aumento del fabbisogno energetico per ottenere una performance, un composto non glucidico viene convertito in glucosio, seguendo sostanzialmente le tappe inverse delle glicolisi: in pratica può essere definita come la sintesi biologica del glucosio a partire da sostanze diverse dai carboidrati, il cui scopo è quello di contribuire a mantenere pressoché costante la concentrazione ematica di glucosio; i principali precursori non carboidrati sono l’acido lattico, gli amminoacidi e il glicerolo, derivati rispettivamente dal catabolismo del glucosio, delle proteine e dei fosfolipidi.
Il cervello, in condizioni normali, utilizza esclusivamente glucosio, mentre nel digiuno interprandiale (tra un pasto e l’altro), dopo aver esaurito le riserve glucidiche presenti nel glicogeno, utilizza il glucosio derivante dagli amminoacidi ottenuti dall’idrolisi delle proteine strutturali: le proteasi degradano le proteine ad amminoacidi che poi, per azione di enzimi transaminasi, vengono trasformati in α-chetoacidi, a loro volta utilizzati per sostituire il glucosio; in caso di digiuno prolungato (2-3 giorni) sfrutta sempre più le proprietà energetiche dei corpi chetonici.
In caso di ipoglicemia, il glucagone, secreto dalle cellule α del pancreas, interagisce con i recettori bersaglio presenti sugli epatociti, dove si attiva la gluconeogenesi: contemporaneamente l’ormone agisce sugli adipociti stimolando la lipasi ormone-sensibile a scindere i trigliceridi in glicerolo e molecole di acidi grassi questi ultimi verranno convertiti in acetil-CoA e inviati nei processi catabolici per la produzione di energia sotto forma di ATP.
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