definizione
Letteralmente “che riguarda o che coinvolge il neurotrasmettitore GABA”: una sinapsi è GABAergica se utilizza il GABA come neurotrasmettitore o un neurone si dice GABAergico se produce GABA; una sostanza, anche non endogena, è GABAergica se produce qualche effetto grazie a delle interazione con il sistema GABAergico, stimolando o inibendo la trasmissione del neurotrasmettitore GABA.
i recettori per il GABA
Il GABA (acido γ-amminobutirrico) è una molecola endogena che viene prodotta dal nostro stesso organismo a partire dall’acido glutammico, il quale viene decarbossilato dell’enzima glutammico decarbossilasi: una volta prodotto e rilasciato, il GABA espleta le sue attività andando ad interagire con i suoi recettori specifici (recettori GABAergici) distinguibili in due sottotipi principali: i recettori GABAᴀ (recettore canale permeabile agli ioni Cl⁻ che agisce per via diretta, con azione inibitoria), ed i recettori GABAᴃ (recettore accoppiato a proteine G che agisce per via indiretta attraverso i secondi messaggeri diacilglicerolo e inositolo trifosfato (IP₃), con azione inibitoria); dopo aver agito sui suoi recettori, il GABA viene rimosso dallo spazio sinaptico e degradato ad opera dell’enzima GABA-transaminasi.
Vista l’azione inibitoria esercitata dal GABA per mezzo dei suoi recettori specifici, questi vengono utilizzati, in farmacologia, come bersagli di molecole specifiche dotate di azione anticonvulsivante, ipnotica e sedativa: fra i farmaci neuroattivi che hanno come bersaglio il recettore GABAᴀ troviamo le benzodiazepine, i barbiturici e le Z drugs (così chiamati per via dell’iniziale del nome dei loro principi attivi [zolpidem, zopiclone e zaleplon] chiamati anche nonbenzodiazepine, in quanto chimicamente differenti dalle benzodiazepine, ma con effetti sovrapponibili, la picrotossina e il muscimolo; fra i farmaci che hanno come bersaglio il recettore GABAᴃ troviamo alcuni tipi di miorilassanti, utilizzati per il trattamento della spasticità muscolare (baclofen), e farmaci che, benché non agiscano direttamente sui recettori dell’acido gamma-amminobutirrico, sono comunque in grado di influire sulla sinapsi GABAergica, svolgendo un’azione antiepilettica (vigabatrin, acido valproico, tiagabina …)
Come accade per le benzodiazepine ed i barbiturici, anche l’alcol si lega ai recettori GABAᴀ esercitando la sua azione sul cervello mediante il binding del recettore GABAergico: questa azione, associata al fatto che l’alcol provoca un incremento della secrezione di peptidi oppioidi da parte dei neuroni produttori di β-endorfine ed una interferenza sui recettori NMDA (recettore per il neurotrasmettitore glutammato), causa un’azione depressiva sul Sistema Nervoso Centrale che, in termini comportamentali e clinici, un andamento bifasico; da un lato si osserva che l’alcol ha un effetto disinibitorio (cioè di abbassamento delle inibizioni) a basse dosi, mentre, a dosi elevate induce e da una depressione del Sistema Nervoso Centrale in toto. Infatti l’intossicazione acuta di etanolo é stata associata con un incremento attività adrenergica nel cervello ed ad una attivazione del sistema monoaminergico con il coinvolgimento di noradrenalina, dopamina e serotonina, mentre in una seconda fase si manifesta una fase ansiolitica, sedativa e di inibizione che può essere attribuita ad una azione inibitoria sui recettori degli aminoacidi eccitatori (NMDA) e a un incremento della azione GABAergica: in questa seconda fase ci si troverebbe di fronte a una riduzione delle catecolamine e a un prevalere del GABA e della acetilcolina; il release di dopamina, insieme con la secrezione dei peptidi oppioidi sarebbero responsabili della azione gratificante dell’etanolo e della sua capacità di indurre dipendenza. Viceversa l’esposizione cronica all’alcool comporterebbe una compromissione della trasmissione GABAergica ed un prevalere di quella glutamatergica, responsabili dei meccanismi di tolleranza, e in contemporanea un deficit dell’attività colinergica con responsabili dei problemi della memoria; la somministrazione acuta di alcool determina anche un aumento di serotonina, ma l’abuso cronico può portare a una deplezione di questo neurotrasmettitore.
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