definizione
Termine riferito a sostanze psicoattive ma che non discrimina le caratteristiche psicotrope, ma la “qualità del loro utilizzo”, venendo solitamente utilizzato per indicare un uso “meditativo” o “religioso”, in contrasto con un uso puramente ricreativo delle medesime sostanze: neologismo derivato dal greco ἔνθεος (entheos → “avere” Dio [theos] dentro [en]) e γενέσθαι (genesthai → generare).
Significa letteralmente «ciò che genera Dio (o l’ispirazione divina) all’interno di una persona»: liberamente tradotto può essere inteso come “divinamente ispirato”: è stato coniato nel 1979 da un gruppo di etnobotanici e studiosi di mitologia (Carl AP Ruck, Jeremy Bigwood, Danny Staples, Richard Evans Schultes, Jonathan Ott e R. Gordon Wasson), per sostituire l’utilizzo di lemmi quali “allucinogeno” (utilizzato anche da Aldous Huxley a proposito delle sue esperienze con la mescalina descritte in “The Doors of Perception” nel 1953) e “psichedelico” (un neologismo coniato dallo psichiatra Humphry Osmond, che significa «che rende la mente manifesta»).
Carl Ruck e colleghi hanno argomentato che il termine “allucinogeno” era inopportuno per via della sua relazione etimologica con parole relative al delirio e alla follia, mentre il termine “psichedelico” era associato in maniera irreversibile con vari aspetti della cultura popolare degli anni 60.
Il significato del termine “enteogeno” è stato formalmente definito da Carl Ruck e colleghi:
«In senso stretto, solo le droghe produttrici di visioni che possono mostrare di aver figurato in riti religiosi o sciamanici potrebbero essere designate come enteogeni, ma in un senso più ampio, il termine potrebbe essere applicato anche ad altre droghe, sia naturali che artificiali, che comportano alterazioni della coscienza simili a quelle documentate per ingestione rituale di enteogeni tradizionali».
dall’idea di allucinogeno al concetto di enteogeno
Dal 1979, quando il termine è stato proposto, il suo uso è diventato particolarmente diffuso in alcuni ambienti: in particolare, la parola colma un vuoto per tutti coloro che ritengono che il termine “allucinogeno”, che rimane comune in medicina, chimica e letteratura antropologica, denigri la loro esperienza e la visione del mondo in cui viene integrata.
Nel 1962 è stato condotto nella Marsh Chapel della Boston University un esperimento teso a dimostrare se la psilocibina (il principio attivo dei funghi psilocibinici), assunta da soggetti religiosamente predisposti avrebbe agito o meno come enteogeno; la ricerca fu compiuta dal teologo Walter N. Pahnke, sotto la supervisione di Timothy Leary: i volontari sono stati divisi casualmente in due gruppi. Metà degli allievi hanno ricevuto psilocibina, mentre il gruppo di controllo una larga dose di niacina (un placebo attivo): quasi tutti i soggetti che avevano assunto psilocibina riferirono di aver vissuto profonde esperienze religiose, fornendo il sostegno empirico all’idea che le droghe enteogene possano facilitare le esperienze religiose.
Nel 2006, presso la Johns Hopkins University, Roland R. Griffiths ha ripetuto uno studio analogo, ottenendo risultati molto simili: l’uso di enteogeni è stato registrato in maniera onnipresente nel corso di tutta la storia umana.
sostanze enteogene
Sebbene le sostanze ad azione psicotropa possano essere piuttosto eterogenee, alcuni esempi di enteogeni sono:
⇒ mescalina
⇒ psilocibina
⇒ psilocina
⇒ acido ibotenico
⇒ muscimolo
⇒ baeocistina
⇒ bufotenina
⇒ di-metil-triptamina
⇒ 5-MeO-DMT
⇒ 2C-B
⇒ THC
⇒ LSD
⇒ ergina
⇒ efedrina
⇒ salvinorina A
⇒ atropina
⇒ scopolamina
⇒ miristicina
⇒ ibogaina
⇒ glaucina
⇒ ketamina