definizione
Fenomeno visivo per cui si vedono doppie le immagini, in senso orizzontale o verticale; può riguardare uno (monoculare) o entrambi gli occhi (binoculare); dal greco δι– (di– → due), πλο– (plo– → moltiplicato per) e –ωπία (-opía → vista).
La diplopia binoculare è l’espressione di un disturbo della muscolatura estrinseca e può essere orizzontale, verticale od obliqua; si dice omonima o crociata se la doppia immagine si percepisce, rispettivamente, dal lato dell’occhio deviato o dal lato opposto.
La diplopia monoculare è causata prevalentemente da alterazioni anatomiche a carico del cristallino; si possono osservare diplopie traumatiche, secondarie a edema della papilla o a neuropatie (come nella sclerosi multipla): di notevole interesse semeiotico è la relazione che è stata evidenziata dalla Kinesiopatia® fra l’insorgenza di diplopia, poliploidia o strabismo e le alterazioni dell’apparato stomatognatico.
Le immagini provenienti dall’esterno cadono normalmente su punti retinici definiti corrispondenti dei due occhi: si chiamano così perché ricevono i raggi luminosi dallo stesso punto dello spazio; le immagini che si formano sulla retina non sono proprio uguali, dal momento che vengono percepite dai due occhi da posizioni leggermente differenti, ma se non sono troppo diverse la corteccia visiva riesce ad integrarle, e la sensazione è di ricevere una immagine stereoscopica, immagine che garantisce il senso della profondità. Il meccanismo di fusione permette di far convergere gli occhi sui punti esterni di interesse e quindi tramite complicati processi neurologici la corteccia visiva integra le due immagini dei due occhi in una.
Se il meccanismo di fusione viene a mancare, per difetti neurologici o muscolari, la corteccia visiva percepirà due immagini. In alcuni casi, come nei bambini, una delle due immagini viene ignorata, con il meccanismo definito soppressione, che consente al cervello di evitare la confusione indotta dalla diplopia.
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