definizione
Famiglia di neuropeptidi, assimilabili agli oppioidi, in grado di attenuare gli intensi stati emotivi negativi: la sua diminuzione è coinvolto nell’insorgenza di stress, ansia e depressione; gioca un ruolo cruciale nei meccanismi di ricompensa e dipendenza; deriva dall’inglese dynorphin, che a sua volta nasce dal greco δύναμις (dynamis → forza, potenza) e (mo)rfina derivato dal greco Μορϕεύς (Morpheús → Morfeo), con allusione alle proprietà narcotiche della classe delle endorfine, di cui fa parte questo neuropeptide
Anche se le dinorfine sono ampiamente distribuite nel sistema nervoso centrale, le maggiori concentrazioni sono rilevabili a livello dell’ipotalamo, del mesencefalo, del ponte di Varolio, del midollo allungato e del midollo spinale; identificate negli anni ’70, dal fisiologo americano Roger Guillemin, si deve al lavoro sugli oppioidi del farmacologo Avram Goldstein il loro nome (morfine molto potenti) e un’idea dell’azione che questi oppioidi endogeni hanno nel corpo umano.
azioni farmacologiche della dinorfina
Esistono differenti tipi di dinorfina, con differenti azioni fisiologiche, prodotte in differenti aree del sistema nervoso: può essere secreta dai neuroni che producono vasopressina nel nucleo sopraottico, o da quelle che rilasciano ossitocina, con azione di feedback negativo sul rilascio di questo neuropeptide; sono prodotte a livello del nucleo arcuato dell’ipotalamo e dai neuroni secernenti orexina dell’ipotalamo laterale, intervenendo nel controllo dell’appetito. Le principali azioni della dinorfina sono:
⇒ azione analgesica – essendo neuropeptidi modulatori della risposta dolorifica, sono in grado di ridurre la sensazione algica risultando da 6 a 10 volte più potenti della morfina, anche se, paradossalmente, la dinorfina può aumentare il dolore, attivando i recettori per la bradichinina e favorendo a livello midollare il rilascio di prostaglandine.
⇒ controllo della dipendenza da cocaina – l’uso abituale di questo stupefacente incrementa la concentrazione del neuropeptide a livello dello striato e della substantia nigra; sembra che questo aumento di produzione sia una risposta difensiva finalizzata a ridurre gli effetti negativi della droga, anche attraverso l’inibizione della produzione di dopamina.
⇒ controllo dell’ansia – una scarsa quantità a livello cerebrale di dinorfina rende l’organismo più sensibile alle condizioni ansiogene e favorisce la persistenza di condizioni sintomatologiche ansiose e traumatiche.
⇒ attivazione delle risposte organiche in caso di distress – alla presenza di disforia, come risposta allo stress, l’organismo produce ACTH-RF, un fattore di rilascio della corticotropina ipofisari, che incrementa il rilascio di dinorfina il cui effetto è l’attivazione di comportamenti di evitamento (aversive behaviour); alla luce dell’azione della dinorfina della disforia, si suppone che la sua concentrazione aumentata nell’ippocampo e nel nucleo accumbens sia in relazione alla sensazione di impotenza ed alla tendenza alla depressione, assumendo un ruolo rilavante nella risposta agli stressor.
La dinorfina sembra essere in grado di bloccare il rilascio del glutammato, un neurotrasmettitore coinvolto nella capacità dell’ippocampo di apprendere nuove informazioni e modalità di risposta agli stimoli ambientali, rendendo possibile il superamento della sensazione di impotenza, tipica nelle situazioni di distress; tale effetto si attua anche attraverso l’aumento della produzione e del rilascio di dopamina, indicatore della diminuzione dei sintomi depressivi associati allo stress.
⇒ appetito e ritmi circadiani – la dinorfina è coinvolta nei meccanismi di controllo dell’omeostasi, attraverso il controllo dell’appetito: durante il giorno la concentrazione di dinorfina aumenta a livello nel loco intermedio della neuroipofisi e diminuisce nell’ipotalamo; durante la notte i valori si invertono.
In caso di denutrizione o disidratazione si osserva un incremento della concentrazione di dinorfina nell’ipotalamo, anche durante il giorno, mentre la disidratazione riduce i livelli del neurotrasmettitore nella neuroipofisi, intervenendo nel controllo omeostatico dell’energia, come risposta al digiuno: l’incremento dell’oppioide endogeno ha un’azione stimolante sull’appetito, aumentando l’apporto alimentare, soprattutto cibi grassi, e la quantità di liquidi assunti, in risposta allo stress causato dalla carenza di energia o alimenti; contestualmente si osserva una riduzione del dispendio energetico dell’organismo.
⇒ termoregolazione – oltre al ruolo svolto nel controllo del peso corporeo e nel metabolismo energetico, la dinorfina interviene nella regolazione della temperatura corporea: gli oppiacei endogeni sono in grado di indurre ipotermia, anche in risposta a stress termici o febbre.
« all'indice del glossario