Per cofattore s’intende un costituente fondamentale nella genesi di un processo: in biochimica, il termine viene utilizzato per designare un’entità (in genere una sostanza) che funge da attivatore di una reazione catalitica (dal verbo greco καταλύειν → rompere, sciogliere); il cofattore è l’elemento che ne permette l’avvio e accelera il processo di trasformazione delle sostanze coinvolte.
Il lemma cofattore è formato dal prefisso co- (dal latino cum → insieme, con, che indica unione, partecipazione, collegamento) e da fattore (dal latino factor, derivato dal participio passato di facĕre → fare): “cum”-“facto“ indica che ha preso parte attivamente, ha collaborato, è stato partecipe del processo e, pertanto, esprime uno stato, un modo di essere; evidenzia come l’elemento agente sia compartecipe e coattore in un evento, in un processo od in una trasformazione, assumendo il ruolo di elemento fondamentale. La sua presenza sostiene e collabora al pieno svolgimento del processo in atto: non solo permette le trasformazioni reciproche delle sostanze, ma svolge anche il ruolo di catalizzatore, cioè di un componente in grado di condizionare la velocità con cui si verifica l’evento.
elemento causale e cofattori
Pertanto, se un cofattore è un costituente fondamentale in un mutamento o in una metamorfosi e l’eziologia è la scienza che studia le ragioni o i motivi che sottostanno a questo cambiamento, quando parliamo di un cofattore eziologico, stiamo indicando un ipotetico elemento determinante la cui presenza è fondamentale perché avvenga un determinato evento: non può essere considerato l’elemento causale o il movente né, tantomeno, il fattore scatenante, ma la sua esistenza è uno dei motivi che permettono che qualcosa avvenga.
Se parliamo di genesi del processo patologico, il cofattore eziologico rappresenta la “cagione”: è una delle cause che determina, ed ha determinato, il depauperamento delle risorse organiche ed emotive, cioè ha contribuito a stressare l’organismo.
Quando una persona è sottoposta a tensione, cioè a stress, s’innesca un meccanismo di reazione chiamato “sindrome generalizzata di adattamento”: lo scopo di questa risposta è di cercare di mettere a disposizione energie psico-fisiche per mantenere in equilibrio il corpo (omeostasi) o adattarlo a nuove situazioni (allostasi); il perdurare di questo sforzo, rende il sistema somato-emozionale incapiente e, pertanto, vulnerabile. In attesa che un fattore scatenante agisca su un “locus minoris resistentiæ”, innescando il processo dis-funzionale che, se non viene riequilibrato, porta invariabilmente alla patogenesi.
cofattori disfunzionali e ben-essere
Qualsiasi alterazione funzionale di un organo può essere definito una dis-funzione: cioè un cattivo funzionamento, proprio per quel prefisso dys- (δυσ-) che indica un peggioramento della funzione cioè alterazione, malformazione, anomalia.
Le differenti parti che compongono un organismo devono lavorare armonicamente e sinergicamente per il benessere: quando anche uno solo dei sistemi funzionali dell’organismo vanno in squilibrio, il delicato equilibrio fra le differenti parti del “olos”, dal greco ὅλος (hòlos → tutto, totale, globale), viene a mancare. Non bisogna dimenticare che l’organismo non è un’entità costituita da compartimenti stagni o parti separate ed indipendenti l’una dall’altra, ma piuttosto una complessa unità-totalità, un “insieme” unico e indivisibile; la poliedricità causale, la multifattorialità è in grado di spiegare l’influenza che i cofattori eziologici hanno nel mantenimento del ben-essere o nello sviluppo della malattia: solo intervenendo sui differenti elementi che contribuiscono al cattivo funzionamento dei differenti sistemi che costituiscono ogni organismo, è possibile incrementare l’energia necessaria per bloccare il rischio di esaurimento ed innescare i processi di recupero.
L’identificazione dei cofattori causali è imprescindibile, per il professionista del ben-essere, soprattutto quando ci si trovi di fronte a patologie croniche, malattie genetiche o stili di vita immutabili: non essendo possibile inferire direttamente sulle cause l’alternativa “terapeutica” consta nell’aggredire tutti quegli stressor che concorrono a ridurre la capacità vitale dell’organismo.
Avendo scarse possibilità di modificare disturbi inveterati e radicati o non riuscendo a promuovere un cambiamento attitudinale è necessario permettere al corpo di compensare gli squilibri ed alla vis medicatrix naturæ di attivare i processi di auto-guarigione, ove possibile: la ricerca delle disconfort-zone, delle alterazioni funzionali o dei comportamenti più facilmente modificabili è uno degli elementi che contribuisce all’efficacia della Kinesiologia Transazionale®.
L’utilizzo del test muscolare, per identificare gli stressor e i fattori biocidici che minano la capienza dell’organismo; l’ascolto attivo, associato alla semeiotica sono strumenti che permettono all’artigiano della salute di riconoscere le possibili strade da percorrere per rafforzare la capacità vitale e sviluppare un programma di miglioramento comportamentale personalizzato. La visione olistica propria della Kinesiopatia® e del Cranio-Sacral Repatterning® permettono al professionista di intervenire sia sulle singole componenti che causano il dis-funzionamento (malfunzionamento), sia sul “olos”, attraverso la riequilibrazione dell’energia organica: gli strumenti “diagnostici” utilizzati da queste discipline permettono l’identificazione di alcuni fra i cofattori eziologici o l’individuazione delle concause, contribuendo a intervenire per riarmonizzare l’organismo, facilitare i processi egosintonici e migliorare la relazione dell’individuo col proprio ecosistema di riferimento.
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