chetoacidosi

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definizione

Stato patologico di produzione incontrollata di chetoni, che porta all’acidosi metabolica: nella maggioranza dei casi è provocata da una deficienza di insulina (diabete di tipo I o stadi avanzati del diabete di tipo II), ma può anche essere il risultato dell’abuso cronico di alcol, salicilismo (avvelenamento da acido salicilico), ingestione di alcol isopropilico o stress emotivo; non deve essere confusa con la chetosi, anche se i termini talvolta sono usati impropriamente come sinonimi. 

La chetoacidosi provoca gravi disturbi metabolici, e costituisce un’emergenza medica potenzialmente fatale; è distinta dalla chetosi fisiologica in quanto produce anche un’insufficienza nella naturale regolazione della produzione di corpi chetonici: nella chetosi fisiologica la chetonemia tende a superare il set-point omeostatico, ma l’omeostasi acido-base del corpo si mantiene regolare; infatti la differenza sostanziale fra chetoacidosi e chetosi è che nel primo caso non si osserva solamente un incremento nei chetoni a livello ematico (chetonemia), per iperproduzione e accumulo di chetoni, ma si osserva contestualmente una modificazione dell’equilibrio acido-base  nel sangue: i chetoni possono essere eliminati attraverso il rene (sono rinvenibili nelle urine) oppure attraverso la respirazione a cui l’acetone, in caso sia presente in notevoli quantità, conferisce all’alito il tipico odore di frutta avariata.

chetoacidosi diabetica

La bassa concentrazione ematica di insulina, insieme con la presenza di ormoni controregolatori, come il glucagone, il cortisolo o il GH, provoca una aumentata gluconeogenesi epatica che induce un’aumentata proteolisi e lipolisi, con aumento di NEFA ematici e corpi chetonici; solitamente la resistenza periferica all’insulina causa un minore uso del glucosio da parte dei tessuti non essenziali, con la conseguente iperglicemia che può manifestarsi con glicosuria (diuresi osmotica) associata e perdita di elettroliti e ipovolemia. La presenza di corpi chetonici comporta una forte diminuzione della riserva alcalina, che, unita all’insufficienza renale dovuta all’ipovolemia, porta all’acidosi.

La triade “chetosi, iperglicemia, acidosi” viene chiamata nel diabetico chetoacidosi diabetica (D.K.A.) ed è contraddistinta da stanchezza, malessere generale, poliuria, sete, polidipsia, crampi, aritmie cardiache, sonnolenza, perdita di peso, bradipnea: i segni clinici evidenti sono disidratazione, ipotensione, anomalie ECG, disfunzioni cerebrali, perdita della massa muscolare, respiro di Kussmaul.

chetoacidosi infantile

Nei bambini può manifestarsi una forma di chetoacidosi, solitamente benigna, comunemente chiamata “acetone” che si accompagna a malattie febbrili, shock emotivi oppure al digiuno, tutte condizioni che si possono presentare frequentemente: il quadro clinico è caratterizzato da rifiuto del cibo e vomito, che in casi estremi può portare alla disidratazione e provocare senso di malessere generale, come dolori addominali o cefalee, accompagnato da lingua asciutta e patinosa, respiro profondo e frequente; la crisi è di solito rapida ed ii sintomi durano dalle 24 alle 48 ore.

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