definizione
Detto anche acido icosapentaenoico, o, con il suo nome volgare acido timnodonico, è un acido grasso polinsaturo (P.U.F.A.) della famiglia degli omega-3, normalmente identificato con l’acronimo E.P.A.: dal greco εἴκοσι (eíkosi → venti), πεντα (penta → cinque) ed –enòico, composto di –ene e –oico, suffisso che indica, in un composto, la presenza contemporanea di un doppio legame e della funzione carbossilica; un acido carbossilico con una catena di 20 atomi di carbonio e cinque doppi legami in cis (EPA; C20:5 ω-3), con il primo doppio legame localizzato sul terzo carbonio dall’estremità omega della catena alifatica (-CH3), opposta al gruppo carbossilico (-COOH).
sorgenti alimentari
La capacità di sintetizzare acido eicosapentaenoico è peculiare delle microalghe e viene accumulato nelle carni dei pesci che si nutrono di fitoplancton; ne sono particolarmente ricche le carni dei pesci grassi che popolano acque marine fredde, come il merluzzo, il salmone, il tonno, l’halibut e lo sgombro, ma anche aringhe, sardine e pesce azzurro in genere, ma anche nel fegato di merluzzo, grasso di balena o grasso di foca.
Presente anche nel latte materno, l’acido eicosapentaenoico abbonda ancor di più nell’olio ricavato da questi pesci, mentre scarseggia nelle specie ittiche di acqua dolce; per i vegetariani, una fonte importante di E.P.A. è rappresentata dalle alghe, in particolare dai cianobatteri come la spirulina (Arthrospira Platensis) ed alga klamath (Aphanizomenon Flos-aquae), mentre i vegetali non ne contengono se non in tracce: in alcuni semi oleosi, e nell’olio che da essi si ricava (olio di lino, olio di canapa e olio di canola, ottenibile dalla colza), è reperibile l’acido alfa-linolenico (ALA 18:3 ω-3), che può essere convertito dall’organismo umano in acido eicosapentaenoico, seppur con difficoltà ed in molto meno efficiente rispetto all’assorbimento di EPA dalla dieta, senza contare il fatto che inoltre, l’ALA è esso stesso un acido grasso essenziale, per cui l’organismo deve esserne costantemente rifornito.
L’acido eicosapentaenoico è anche un precursore dell’acido docosaesaenoico (DHA), per cui avere livelli sufficienti di EPA in una dieta priva sia di acido eicosapentaenoico sia di acido docosaesaenoico può risultare molto complesso, in quanto il lavoro metabolico per la sintesi dell’EPA, associato a quello della produzione di DHA porterebbe ad una deplezione di queste sostanze; inoltre alcune patologie, come il diabete o certe allergie o malattie autoimmuni, possono limitare considerevolmente la capacità dell’organismo di metabolizzare questi acidi grassi.
proprietà e utilizzo
L’acido eicosapentaenoico deve essere considerato una sostanza ad azione antinfiammatoria, in quanto appartiene alla famiglia degli eicosanoidi che contrastano l’attività pro-infiammatoria di altre molecole simili derivata dell’acido arachidonico (citochine e leucotrieni); entrambi questi acidi grassi vengono incorporati sotto forma di fosfolipidi nella membrana plasmatica delle cellule e, in presenza di un danno tissutale, gli enzimi appartenenti alla classe delle fosfolipasi possono liberare l’acido arachidonico attivando la produzione di molecole in grado di attivare uno stato cronico pro-infiammatorio, che può favorire l’esacerbarsi di tutte quelle malattie in cui è coinvolta la componente infiammatoria: artrite reumatoide, colite ulcerosa cronica, lupus, malattia infiammatoria pelvica, aterosclerosi ma anche ipertrigliceridemia ed ipercolesterolemia, cardiopatie ischemiche, patologie neurodegenerative … La sua azione si esplica anche nei disturbi della menopausa.
L’acido eicosapentaenoico possiede proprietà anticoagulanti, potendo rallentare la coagulazione del sangue: la sua azione principale si esplica a livello dell’apparato cardio-vascolare, essendo dotato di proprietà protettive nei confronti dell’infarto; EPA e DHA contribuiscono al normale funzionamento del cuore, al mantenimento di una normale pressione sanguigna, al mantenimento dei valori di trigliceridi ematici nella norma: ben caratterizzate sono le attività metaboliche dell’EPA come ipotrigliceridemizzante ed ipocolesterolemizzante, ma anche nei confronti del metabolismo glucidico, grazie ad un’azione sensibilizzante nei confronti del segnale insulinico.
L’assunzione di EPA viene suggerita anche nel trattamento della depressione, della schizofrenia, della psoriasi, del diabete di tipo 2, della fibrosi cistica, dei sintomi della menopausa, dell’asma e di malattie polmonari e del lupus eritematoso sistemico; è stato ipotizzato che possa aiutare a ridurre il rischio di cancro alla prostata. Diversi autori sostengono l’utilità dell’integrazione con EPA nel ritardare la progressione di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, la demenza senile e la sclerosi multipla, migliorando i disturbi dell’umore e la sindrome da deficit di attenzione/iperattività: il miglioramento delle capacità cognitive, comportamentali, relazionali e motorie, deriverebbe proprio dall’azione protettiva dell’EPA nei confronti delle membrane nervose sottoposte all’azione lesiva delle specie reattive dell’ossigeno.
integrazione alimentare
Il modo più efficiente di aumentare l’apporto di acido eicosapentaenoico è ricorrere all’utilizzo di una integrazione nell’alimentazione, soprattutto in presenza di patologie autoimmuni, dislipemie o disglicemie o siano presenti stati infiammatori cronici, inflammaging o in tutti quei processi che comportano un’aumentato fabbisogno: il Super E-P-A (NW1510), estratto da salmone, è un nutraceutico rigorosamente testato per garantire l’assenza di contaminanti (metalli pesanti, pesticidi …), garantendo un sano apporto di acidi grassi essenziali privi di tossine; visto l’elevato grado di insaturazione degli acidi grassi omega-3, la vitamina E ed altri antiossidanti possono rivelarsi efficacemente sinergici.
Il Complete Omega-3 essentials 2:1 (NW1514) è caratterizzato da un rapporto bilanciato EPA/DHA di 2:1, consigliato dal dott. Berry Sears con particolare riferimento all’obiettivo della riduzione dell’infiammazione il rapporto fra gli acidi grassi essenziali è un fattore molto importante in quanto il fatto che l’EPA sia un precursore del DHA ne evidenzia un maggior fabbisogno: si passa da un rapporto medio 1.5 di EPA/DHA per garantire un’efficace azione ipotrigliceridemizzante, per ridurre la pressione sistolica e diastolica in soggetti ipertesi. Lo studio GISSI (Gruppo Italiano per lo Studio della Sopravvivenza nell’Infarto miocardico) evidenzia che l’integrazione di EPA e DHA in rapporto 0,5 porta ad una diminuzione del rischio di mortalità e di morte cardiaca improvvisa in pazienti che hanno avuto in precedenza un infarto del miocardio; lo studio A.R.E.D.S. («Age-Related Eye Disease Study») dimostra che il rapporto 2:1 può aiutare a prevenire lo sviluppo di degenerazione maculare associata all’età.
In questo integratore sono presenti anche GLA e ALA, in grado di coadiuvare EPA e DHA nella loro azione antinfiammatoria e nel miglioramento delle funzioni cerebrali; utilizzato con il Complete Omega-3 co-factor (NW1517), un insieme sinergico di sostanze in grado di garantirne il corretto assorbimento ed utilizzo, agendo sinergicamente e supportando la loro azione nell’azione protettiva e di sostegno per la funzione cardio-vascolare, di ottimizzazione della finzione mitocondriale o per accentuare le proprietà antiossidanti, antinfiammatorie ed anti-aging.
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