premessa
Il nostro organismo è un laboratorio chimico e in ogni cellula avvengono costantemente processi chimici che richiedono energia e ossigeno per permettere lo svilupparsi della vita stessa: se, da un lato, questo processo d’utilizzazione dell’ossigeno è vitale per la cellula, dall’altro, può essere fonte di danni, dovuti ai radicali liberi dell’ossigeno, che si producono nel corso delle reazioni chimiche.
Nei processi d’ossidazione per generare energia vitale, si formano molecole altamente reattive, instabili e caricate elettricamente in modo tale che si legano molto facilmente e rapidamente con altre molecole, dando origine a reazioni indesiderate e spesso lesive per le cellule; il posizionamento degli elettroni all’interno delle molecole chimiche ne determina, infatti, la stabilità: un composto è stabile se i suoi elettroni sono in coppia; se, viceversa, un elettrone risulta libero, senza partner, può diventare molto reattivo e il composto risulta instabile.
Quando l’ossigeno si combina con l’idrogeno, forma un composto stabile, ma in altri processi di combinazione dell’ossigeno, rimane spesso una molecola con un elettrone spaiato, che tende o ad acquistare un altro elettrone o a perdere quello dispari, combinandosi con altre molecole: questa molecola con un elettrone spaiato, è chiamato radicale libero: esso innesca una serie di reazioni a catena, che tende a produrre altri radicali liberi o superossidi, altamente reattivi.
Denham Harman ha avanzato per primo nel 1956 la teoria dei radicali liberi, secondo la quale con il passare degli anni si accumulerebbero e svolgerebbero una potente azione ossidante, dannosa per quasi tutti i costituenti dell’organismo: sono molecole (gruppi di atomi legati tra loro) instabili, cioè molecole cui “manca qualcosa”, pronte a reagire con altre molecole, in quanto hanno un elettrone disponibile (“spaiato”); gli agenti ossidativi chiamati R.O.T.S. (Reactive Oxygen Toxic Species), comunemente definiti radicali liberi, possono interagire con i componenti cellulari, producendo danni ai tessuti organici.
stress ossidativo e malattia
Nell’organismo umano i radicali liberi reagiscono con qualsiasi struttura molecolare che incontrano: i radicali liberi si formano all’interno delle nostre cellule (nei mitocondri), dove l’ossigeno è utilizzato per produrre energia; non tutto l’ossigeno viene consumato ma in parte va a formare queste molecole che contengono uno o più atomi d’ossigeno.
Questa forma di lesione ossidativa è stata relazionata ad almeno 60 malattie degenerative, fra cui arteriosclerosi, infarto, trombosi, ma anche artriti ed insenilimento cellulare (aging); una loro caratteristica tipica è quella di generarsi laddove esiste una ridotta perfusione vascolare o fenomeni infiammatori.
Anche se la loro eziologia ed i meccanismi con cui agiscono non sono ancora conosciuti, sotto certi punti di vista, questi pericolosi killers sono già piuttosto esaminati, visti gli effetti che vengono ascritti alla loro presenza: in genere sono molecole o frammenti di molecole dotati di grande reattività chimica a causa della presenza di almeno un elettrone libero (cioè non impegnato da legami), che si possono formare anche per perossidazione di quei lipidi fisiologici presenti nel rivestimento cellulare (lipoperossidi) o nelle normali reazioni metaboliche.
Le sorgenti di radicali liberi includono la respirazione cellulare, gli inquinanti chimici derivati dal cibo, dall’acqua e dall’aria, quelli derivati dal consumo di sostanze alcoliche, quelli derivati dall’esposizione ai raggi solari, alle radiazioni ionizzanti, ai raggi-X, ma anche quelli che si formano per l’interazione con metalli pesanti come il mercurio, il cadmio, il piombo o che sono generati dal fumo di sigaretta, ma anche antibiotici o alcuni farmaci, oltre che dal normale processo d’invecchiamento.
La ridotta esposizione alle potenziali sorgenti e l’aumento dell’apporto nutrizionale di alimenti ad azione protettiva (quali gli antiossidanti e i cosiddetti fito-ormoni) possono ridurre significativamente il rischio ossidativi connesso alla presenza dei radicali liberi, attraverso l’attivazione di meccanismi di protezione della cellula, neutralizzando i danni perossidativi ed incrementando l’aumento della capacità difensiva del sistema immunitario.
nutrizione e radicali liberi
Le cellule sono in grado di difendersi dall’attacco dei radicali liberi con l’aiuto di sostanze antiossidanti, quali l’enzima superossido-dismutasi, capaci di neutralizzare l’azione dei radicali d’ossigeno e di riparare i danni molecolari: molte vitamine, sali minerali, co-fattori nutrizionali o sostanze fito-chimiche, sia individualmente, sia in combinazione, possono ridurre l’effetto dei radicali liberi ed incrementare la funzionalità del sistema immunitario e promuovere un miglior livello di salute e benessere; molte sostanze fitochimiche non sono state ancora classificate fra i nutrienti essenziali per la vita, ma sono stati identificate come elementi in grado di svolgere un ruolo preventivo importante nei meccanismi di prevenzione delle malattie. Tali principi sono stati correlati, ad esempio, con la profilassi od il trattamento di almeno quattro fra le principali cause di morte negli Stati Uniti: malattie cardio-vascolari, ipertensione, diabete e cancro.
L’importanza degli antiossidanti per combattere i radicali liberi è ormai universalmente riconosciuta, ma non si conosce ancora completamente il reale meccanismo con cui agiscono: si ritiene che essi riescano a neutralizzare queste molecole altamente instabili, con elettroni aggiuntivi, prevenendo così o limitando le reazioni a catena, che provocano i danni tissutali. È importante sottolineare che i diversi tipi di antiossidanti, idrosolubili o liposolubili, svolgono un’azione sinergica in diversi distretti cellulari: le sostanze idrosolubili lavorano a livello del citoplasma e vengono poi escrete, mentre quelle liposolubili si situano nei lipidi della membrana cellulare fornendo uno schermo protettivo nei confronti dei radicali.
Sostanze fitochimiche ad azione protettiva sono ritrovabili in grande quantità nei legumi, nelle erbe officinali, nella frutta e nella verdura; l’utilizzo di un’alimentazione tipicamente mediterranea o di soia, legumi, frutta e verdura in maniera costante si è dimostrata in grado di ridurre, da un punto di vista epidemiologico, significativamente il rischio di ammalarsi.
proprietà
L’uso del Total Protect™ può rivelarsi un valido coadiuvante per la riduzione degli effetti generati dai fenomeni perossidativi, ma soprattutto per la sua azione normalizzante il sistema immunitario ed equilibrante dei livelli energetici cellulari; la sua azione si rivela ottimale per la normalizzazione e la modulazione dell’equilibrio ormonale corporeo e per incrementare le risposte energetiche e normalizzare la funzione immunitaria
codice prodotto: NW2734 – confezione 90 compresse
ingredienti
Ogni tavoletta contiene: Selenio (chelato) 2 μg. Miscela proprietaria, pari a 167.5 mg, contenente: Glicine Max (isoflavoni della soia 40%: genistina 6.34%‚ genisteina 6.34%‚ daidzina 8.52%‚ daidzeina 17.34%‚ glicitina 1.10%‚ gliciteina 1.09%) 48 mg, Cordyceps Sinensis 25 mg, Artemesia Annua (Qing Hao) 25 mg, Artemesia Capillaris (Yin Chen Hao) 25 mg, DIM (di-indolil-metano) 24 mg, Indol-3-Carbinolo 23.5 mg, Lattoferrina 7 mg, Brassica Botrytis (Cavolo Broccolo – germogli) 5 mg (pari a 7.500 ppm/g di sulforafano), Brassica Oleacea (Cavolo Cavolfiore – germogli) 5 mg; Betaina Cloridrato 5 mg.
note
→ dosaggio: 1 compressa/die; è consigliabile assumere il prodotto a stomaco pieno.
→ idoneo per vegetariani ma non per vegani.
→ gluten-free – non contiene mais, sale, zuccheri, derivati del grano, lieviti.
→ contiene possibili allergeni derivati del latte e della soia.
→ gli isoflavoni contenuti nella soia, come genisteina e daidzeina, possono causare una diminuzione della concentrazione degli ormoni tiroidei nei soggetti con funzionalità tiroidea compromessa, qualora vi sia carenza di iodio; nel caso in cui si assumano i farmaci per il trattamento dell’ipotiroidismo, si può verificare un’interferenza con l’assorbimento di questi medicinali: si consiglia di assumere eventuali prodotti contenenti soia alcune ore dopo l’assunzione dei farmaci.
Nessuna affermazione riportata sulla presente pubblicazione è finalizzata alla cura di malattie diagnosticate o ignote: si consiglia sempre di riferire sintomi e disturbi al proprio medico curante e di informarlo d’eventuali integratori assunti per prevenire potenziali interazioni con farmaci. Nessuna delle affermazioni riportate, dei suggerimenti nutrizionali e delle ricerche riportate sono finalizzate alla diagnosi, alla cura o al trattamento di patologie e non dovrebbero essere considerate consiglio medico.